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Combatti o fuggi?

Introduzione

La nostra società si è evoluta tanto da far sì che, almeno nella nostra parte di mondo, i rischi quotidiani per la nostra sopravvivenza siano molto rari. Se questo ci ha permesso di abituarci ad una vita più serena e migliore rispetto al passato, è anche vero che il processo evolutivo di adattamento non è altrettanto veloce, anzi. Per quanto voliamo su aerei e comunichiamo tramite cellulari, il nostro sistema nervoso centrale è rimasto invariato per 100 mila anni. Questo vuol dire che reagisce alle sfide quotidiane esattamente come faceva quando eravamo nelle caverne.

I segnali raccolti attraverso i nostri sensi confluiscono nel talamo, una struttura sottocorticale che è un po’ come la stazione centrale dove confluiscono tutti i treni. Qui il segnale viene scomposto e mandato ad aree dedicate a processarlo: una di queste è l’amigdala.

L’amigdala

L’amigdala è una struttura sottocorticale a forma di mandorla il cui compito è quello di individuare potenziali minacce per l’organismo. Nel caso in cui l’amigdala reputi che ci sia pericolo potenziale (non reale), si attiva prendendo il comando, effettuando quello che Daniel Goleman ha chiamato “sequestro emozionale”: il cervello limbico (sede della nostra emotività) decide i comportamenti ed influenza i pensieri, tagliando fuori temporaneamente la neocorteccia (sede del pensiero conscio e della razionalità). Il sequestro emozionale semplifica le risposte percorribili solamente a tre opzioni possibili: congelamento, fuga e combattimento. In quest’ordine preciso. Vediamole una per una.

Le 3F del sistema limbico

Le 3F del sistema limbico è una sigla inglese con cui vengono indicate le reazioni di Freezing (congelamento), Flight (fuga) e Fight (combattimento) giocando sul fatto che i termini cominciano per la stessa lettera. Ti potrà essere capitato di sentire l’espressione “combatti o fuggi” ma oltre ad essere incompleta è anche sbagliata perchè anti-evolutiva. L’evoluzione non impiega giudizi morali, solo funzionali: se un comportamento funziona l’organismo sopravvive e lo trasmette, se non funziona molto probabilmente l’organismo soccombe. “Combatti o fuggi” si porta dietro un giudizio intrinseco sul valore della persona del tutto fuori luogo: il metro di giudizio che ci ha tenuto in vita fino ad oggi è la probabilità di sopravvivenza, non il correre rischi potenzialmente inutili.

  • Congelamento

Se hai visto il primo Jurassic Park, saprai molto bene che l’attenzione dei predatori è attirata dal movimento: ciò ha fatto sì che l’evoluzione abbia selezionato come prima risposta di sopravvivenza quella di immobilizzarsi. Nel tentativo di mimetizzarsi con l’ambiente e di non attirare l’attenzione, il corpo si blocca all’istante, il respiro si fa più superficiale mentre occhi e bocca si spalancano per acquisire informazioni ed ossigeno. 

Dato che i grandi predatori contro cui avevamo a che fare quotidianamente cacciano prede che si muovono, appare chiaro come questa prima reazione lavori sul punto debole del sistema di tracciamento dei predatori. Per effetto della vaso costrizione, il sangue viene rediretto da zone superficiali a zone interne ritenute più importanti mentre la pelle tende a prendere un colorito pallido ed a raffreddarsi. In un battito di ciglia diventiamo molto simili ad un animale morto, il che ci rende meno appetitosi. Inoltre la minor presenza di sangue nelle zone superficiali riduce la possibilità di morire dissanguati in caso di ferite. 

Anche se le sfide sono cambiate, proprio perché il processo evolutivo seleziona quello che funziona in un tempo molto molto lungo, possiamo ancora sperimentare quotidianamente questo nostro retaggio più ancestrale. Sarà capitato a chiunque attraversando la strada di rimanere impalato in mezzo perché ha percepito con la coda dell’occhio una macchina in arrivo. 

La reazione di congelamento è il motivo per cui di fronte alla violenza molta gente non riesce a reagire. Questo accade anche in contesti aziendali: in occasione di sfuriate del capo, molti dipendenti tendono a zittirsi ed a farsi piccoli senza riuscire a replicare. 

  • Fuga

Se mimetizzarsi non è la soluzione migliore o se non ha funzionato, la seconda opzione istintiva è quella di scappare. Il sangue viene indirizzato agli arti inferiori per sostenere il corpo in velocità. Eventuali processi di digestione vengono annullati tramite vomito mentre diarrea e urina (da qui il famoso detto “caga-sotto” e “farsela sotto dalla paura”) scaricano zavorra.

Reazioni di fuga a più bassa intensità si possono vedere nel caso in cui le regole sociali impediscano alla persona di allontanarsi fisicamente. In questi casi ad esempio le braccia vengono incrociate davanti al petto per formare uno scudo oppure il torso viene leggermente inclinato nella direzione opposta allo stimolo. 

E’ molto importante notare come il cervello limbico in reazione di fuga ragioni per scappare dal pericolo rispetto a muoversi verso la salvezza. Questa sottile distinzione è importante perchè nel tentativo di sottrarsi al pericolo, si potrebbe finire vittima di un pericolo maggiore, come ad esempio attraversare la strada senza guardare e venire investiti. 

  • Combattimento

Infine, nel momento in cui le soluzioni precedenti non abbiano funzionato o non siano percorribili, l’ultima opzione rimasta è quella di combattere. Gli esiti di uno scontro sono sempre imprevedibili, soprattutto quando si ha a che fare con grossi predatori, rendendo questa opzione la più pericolosa delle tre. E’ l’ultima ratio: se proprio devi, vendi cara la pelle.

Il sangue viene pompato alle braccia, i pugni si serrano e le narici si dilatano per ossigenare di più mentre l’adrenalina pompata in circolo riduce fino a neutralizzare la sensazione del dolore. Si perde la capacità di compiere gesti fino-motori (cioè gesti di precisione, come infilare un dito nell’occhio a qualcuno o comporre il numero di telefono sul tastierino) mentre aumenta la capacità di compiere quelli  grosso-motori (come colpire ripetutamente con una pietra raccolta da terra).

Altri cambiamenti fisiologici dovuti al rilascio di adrenalina comprendono:

  • visione a tunnel (perdita della visione periferica)
  • esclusione uditiva
  • tremore muscolare
  • sudorazione

Controllare gli effetti

Se non è possibile impedire queste reazioni proprio perché lavorano ad un livello che ha la precedenza sulla nostra consapevolezza, è possibile però controllarne gli effetti naturalmente in almeno tre modi:

  1. forzando la respirazione ed il dialogo interno;
  2. anticipando mentalmente gli effetti;
  3. abituandosi allo stimolo (ad esempio allenandosi sotto stress progressivo).

Comprendere come il sistema limbico funzioni e saper riconoscere le sue manifestazioni di congelamento, fuga e combattimento è una competenza che fa la differenza per qualunque professionista a contatto con il pubblico e che si può apprendere facilmente. 

Jacopo

Bibliografia

  • Neuroscienze. Esplorando il cervello“, Connors B. W., Bear F. M., Paradiso M. A., Edra, 4° edizione (giugno 2016)
  • Intelligenza Emotiva“, Goleman D., Best BUR 4° edizione (2013)
  • What Everybody Is Saying“, Navarro J., Karlins M PhD, Harper Collins (2008)
  • Louder Than Words“, Navarro J., Sciarra Pointer T., Harper Collins (2009)
  • The Dictionary Of Body Language. A Field Guide to Human Behavior”, Navarro J., Thorsons (2018)
  • Nonverbal Communication in Human Interaction“, Knapp M. L., Hall J. A., Wadsoworth Cendage Learning 7° edizione (2010)
  • Nonverbal Communication. Science and Applications”, Matsumoto D., Frank M. G., Hwang H. S., Sage (2013)

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